LA RECENSIONE – Piero, Ghigo e banda. Grande prova all’Ippodromo Visarno di Firenze. “Dimmi il nome”, “El diablo”, “Tammuria”… brani che non risentono il passare del tempo. Di Annamaria Pecoraro.
L’avevano annunciato, questo tour è un vero terremoto e la parte estiva non ha nulla da invidiare a quella “invernale” o a quella di 30 anni fa.
Già, perché i Litfiba sono come un buon vino d’annata: col passare del tempo rendono ancora meglio.
Vuoi per una stabilità di equilibri raggiunti, per l’alchimia massima tra il magico musicista Ghigo Renzulli e il frontman Piero Pelù e per la grande maestria del resto della band aggiunto.
Dalla punta della Sicilia un carismatico Ciccio Li Causi, ha dato il meglio con il suo basso, il ritmo delle tastiere del giovane Federico Sagona e i colpi sui piatti e batteria dell’”atroce” Luca Martelli, hanno lasciato pochi dubbi agli oltre 4000 mila accorsi all’Ippodromo del Visarno di Firenze.
I Litfiba sono musica che fa cantare e sognare e senza tanti peli sulla lingua, spara colpi con una potenza disarmante. I testi delle canzoni sono estremamente attuali vedi “Ragazzo”, “Africa”, “Linea D’ombra”, “Bambino”, “A denti stretti”.
Una scaletta collaudata di emozioni e come sempre diversa, da lasciare con la voglia di non smettere mai e di continuare a ballare giorno e notte, trovando quella forza di lottare contro il “Dinosauro” e i “soldi”. Alla fine è previsto anche un po’ di sano romanticismo, con “Regina di Cuori”.
“Siamo umani” ci ricordano, e per questo abbiamo un compito quello di non permettere le ingiustizie e “cercare nuove strade” per trovare non solo “quell’ora d’aria”, per gridare al mondo e a chi governa che “sotto il vulcano”, c’è un popolo che sa ancora amare, volere, desiderare e sperare.
Un accorato ricordo al “Jè so pazzo” per eccellenza: Pino Daniele. Un legame che lega cielo a terra e amplifica quanto la musica può e sa ancora regalare.
“Dimmi il nome”, “El diablo”, “Tammuria”, “Dottor M.”, “Woda Woda”, “Animale di Zona”, lo “spettacolo” litfibiano dura più di 2 ore e nonostante le “tentazioni passate” che ha attraversato la band, lo “Spirito” di continuare insieme, non accenna a diminuire, anzi dona veri effetti speciali.
E chissà se questo tour sarà un modo per collaudare un nuovo e proficuo sodalizio tra quei ragazzacci che ben trenta anni fa, in quella via dei Bardi, in una Firenze caotica, hanno portato il rock in Italia e trovato il congegno fantastico per essere semplicemente unici con parole e suoni, generazione dopo generazione.
Annamaria Pecoraro