Doveva essere una festa, è stato un giubileo. Il racconto di una notte magica al Franchi con il Mondovisione tour 2014 di Ligabue. La recensione di Raffaella Galamini.
Mega-palco alla U2, 40mila fan in delirio, record di presenze a Firenze (20!) di cui ben cinque allo stadio comunale. Con questi numeri il Liga si è presentato sul palco, una piattaforma imponente e maestosa, 44 metri e 700 luci. Eppure è l’immagine di un fiammifero acceso, sul maxischermo, a dare il via alla giostra di luci e musica con Il muro del suono.
Un attimo prima è tutto buio, un momento dopo il palco del Franchi è illuminato dai flash di migliaia di telefonini, tutti puntati su Ligabue, e dalla grande scritta alle spalle dell’artista: “Chi doveva pagare non ha mai pagato”. E’ il Ligabue che si indigna, che punta il dito contro le ingiustizie e le contraddizioni della nostra società, che gioca a fare un po’ il guru e vuole spiegarti il mondo a dare il via alle danze. Il primo autentico boato si leva però con Ho messo via. Qui il cantante di Correggio riesce a raccontare al meglio, con poche battute, momenti di vita che appartengono a ognuno di noi e in cui tutti riescono a immedesimarsi.
La scaletta del concerto gioca ad alternare i momenti più impegnati ad altri più intimi ma il filo conduttore è sempre lo stesso come spiega lo stesso Liga. “Spesso si scrivono canzoni per motivi nobili, altre volte per motivi meno nobili. Le mie sono un post-it per ricordare a me stesso le priorità. Troppo spesso perdiamo il pallino”. Indicata la rotta, il rocker guida con la sicurezza del capitano di lungo corso i 40mila fan allo stadio Franchi attraverso un concerto che ammette lui stesso “doveva essere una festa ed è stato un giubileo”.
Il Franchi si scatena quando la scaletta propone Urlando contro il cielo, canzone-simbolo per chi segue il cantante dalla prima ora. E’ il delirio, tutti a cantare e ballare, pugni in alto. Il concerto entra nella fase più calda, Liga fa sfogare il pubblico, invitandolo a cantare al suo posto. Poi assesta il colpo proponendo uno dopo l’altro pezzi storici come Piccola stella senza cielo, Il meglio deve ancora venire e Tra palco e realtà, altra canzone che ben rappresenta una delle fasi migliori del cantante di Correggio.
Con Certe notti il Franchi esplode: il pezzo da sempre più amato e che meglio rappresenta la capacità di Ligabue di cantare le nostre storie, autentici spaccati di una vita lontana dalle luci della ribalta, con la grinta e la sensibilità che appartengono al suo idolo di sempre, il Boss. Identica per l’uno e per l’altro la motivazione che li spinge sul palco tutte le sere. Lo ammette anche il Liga prima di salutare: “E comunque questa sera abbiamo fatto quello che dovevamo fare, siamo stati dove dovevamo essere, con la scusa del rock’n'roll”. Trovate voi una motivazione migliore di questa.
Raffaella Galamini