Piero, Ghigo, Antonio e Gianni al Summer Festival. Nuova scaletta. Passato e presente s’intrecciano. E l’Onda Araba passa da piazza Tahrir. La recensione di Annamaria Pecoraro.
L’attualità dei Litfiba è tutta ben proposta nella “Trilogia del Potere”. Canzoni “profetiche” o richiamanti eventi, purtroppo atroci. Rivoluzionarie, come “Istanbul”, “Onda Araba”, “Oro nero”, “Il vento”. I Litfiba sono portatori di sentimenti di pace e puro rock.
Mosche bianche che disgustano la “guerra”; veri antimilitaristi musicali. Sono tramite di cultura, e trovano (oltre gli sbagli e le “stecche”), l’onda energetica, dando spazio e voce, firmando questa reunion, dopo anni di silenzi e divisioni. L’esperienza, li ritrova cresciuti e motivati, arricchiti dal loro singolo vissuto, e dalla direzione fonica di Giorgio Canali.
Desaparecidos che fanno cantare a squarciagola. Artisti, che hanno scelto, in quest’Amarcord, la chiave di contatto diretto con il pubblico! “Tanta roba”, oserei dire e grande è la capacità dei Litfiba di motivare chi si avvicina a loro!
In questi tempi, una “macchina rivoluzionaria”, controcorrente, ma sempre attenta alle esigenze, poiché vive in mezzo alla gente e si fa parte in un tutto. Interessati a pressare e investire in cultura, i Litfiba ritrovano la grinta iniziale, proponendo i loro primi 3 album. Una scintilla rinata dal concerto del 1 giugno 2012 a Firenze (giorno commemorativo della scomparsa del batterista Ringo), per riproporre l’attività sfrenata degli anni ’80, rispolverando giorno dopo giorno, canzoni e portando concretamente date in Italia.
Un percorso adrenalinico, che corre e trova in questi “Eroi nel vento” il messaggio di cantare “Tzinganata”, diventando protagonisti e ricordando di alzare sempre la testa e non di essere “la preda”. Concretezza che splende e risuona, in fotogrammi da “Transea” a “Versante est”, ricordando quanto siamo precari su questa terra di “Lulù e Marléne”.
La loro forza è “ballata” d’emozioni che trasudano vita… vite; ritrovate insieme in una “elettrica danza” e risuonando in “re del silenzio”. Senza fare ostaggi, sono trascinatori di entusiasmo e raccontano ai “ragazzacci” presenti quanto sentirsi “cane” ferito, sia una condizione che accomuna tutti.
Come fare a uscire da questa spirale di crisi? Piero incita e dice “gira nel mio cerchio”, e trasporta, prendendo per mano, accompagnato dalla chitarra frenetica di Ghigo, dal maestro marchese Aiazzi alle tastiere, dal forsennato ritmo alla batteria del giovane Martelli e dal ritrovato black -sound del basso di Maroccolo. La vitalità è il finger print che li ha resi grandi.
“Louisiana”, “Paname”, “Santiago”. Cantando, anche “il vento” porta in dono il messaggio di vita: “Ci sei solo tu”, “Amigo”! Un monito che per fare la rivoluzione non serve scappare ma: “Resta”, per cambiare e migliorare quello che c’è! Siamo in fondo tutti un po’ “Tex”, stanchi di bugie e assettati di verità e giustizia!
Annamaria Pecoraro
La scaletta del concerto
Guerra
Versante Est
Eroi nel vento
Tziganata
La preda
Transea
Istambul
Apapaia
Pierrot e la Luna
Ballata
Elettrica danza
Re del silenzio
Gira nel mio cerchio
Onda Araba
Cane
Lulù e Marléne
Louisiana
Il Vento
Santiago
Paname
Corri
Amigo
Resta
Tex